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mercoledì 10 settembre 2008

Paolo e Francesca.




Nel 1275, Guido Minore da Polenta, Signore di Ravenna, e Malatesta da Verucchio (colui che Dante indica come il Mastin Vecchio nella Divina Commedia), Signore di Rimini, si accordarono per favorire le nozze dei propri figli, Francesca da Polenta e Giovanni Malatesta. Le nozze furono il modo per consolidare una proficua alleanza grazie alla quale Guido da Polenta era riuscito a cacciare i Traversari, nemici e concorrenti, da Ravenna. I due sposi non si conoscono, la leggenda vuole che il matrimonio fu celebrato per procura ed il rappresentante dello sposo fu suo fratello, il bello ed aitante Paolo. Alcuni asseriscono che Francesca fu doppiamente ingannata poichè le era stato indicato Paolo come suo sposo. Giovanni Malatesta era detto anche Gianciotto dove il termine ciotto significa zoppo, deforme. La sposa Francesca da Polenta era invece una donna raffinata di leggiadra bellezza. Si può immaginare la sua meraviglia quando potè finalmente conoscere il marito, ma ormai il matrimonio era fatto e non le restava altro che adeguarsi.
La sorte vuole che Paolo abbia dei possedimenti a Gradara e che la bella Francesca sia spesso sola poichè il marito è affaccendato nella conduzione dei suoi affari militari e politici.
Cominciano le visite di Paolo alla Rocca di Gradara ed i due cognati, che si sono conosciuti all'epoca del matrimonio, sentono crescere ogni giorno di più il loro amore. La situazione che si è creata desta però dei sospetti, non tutti credono che le sempre più insistenti visite di Paolo alla bella cognata siano visite di pura cortesia.
Si dice che fu l'altro fratello di Giovanni e Paolo, Malatestino Dell'Occhio (detto così perchè aveva un occhio solo), ad avvertire Gianciotto della tresca. Costui, siamo nel settembre del 1289, finge di partire da Gradara per raggiungere Pesaro, di cui è Podestà, ma dopo poco rientra nella Rocca e trova gli amanti in atteggiamenti inequivocabili. Paolo cerca di fuggire da una botola ma il suo vestito si impiglia in un chiodo ed è costretto a tornare indietro. Gianciotto spada in mano si avventa sul fratello ma Francesca, per proteggere l'amante, gli si para davanti e vengono infilzati tutti e due.
Da allora, sono passati più di 700 anni, la storia di Paolo e Francesca è diventata leggenda.
Nel corso dei secoli poeti, musicisti, letterati, pittori e scultori si sono ispirati alla tragedia di Paolo e Francesca ed ancor oggi la loro storia d’amore, avvolta in un alone di mistero, affascina migliaia di persone.
Dante colloca i due amanti nel girone dei lussuriosi nel canto V dell'Inferno.
Nella Rocca di Gradara, nel secolo XVII fu scoperto, murato, uno scheletro rivestito di un'armatura mentre nel 1760, durante uno scavo fu rinvenuto un sarcofago contenente i resti di una donna che, dai vestiti e dai monili, si desunse essere una nobildonna. Pur non essendoci certezza, la fantasia popolare ha attribuito i due corpi a quelli dei due sfortunati amanti.

Dal V canto dell'Inferno:
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella personache mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,mi prese del costui piacer sì forte,che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.Quand'io intesi quell'anime offense,china' il viso e tanto il tenni basso,fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».....

Foto: La Rocca di Gradara.






















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