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lunedì 29 dicembre 2008

La Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme



La Basilica del Santo Sepolcro, in ebraico Chnesiat Chever, ovvero Chiesa della Tomba, chiamata anche la chiesa della Resurrezione (Anastasis in greco e Surp Harutyun in armeno) dai cristiani di rito ortodosso, è una Chiesa cristiana che si trova oggi all'interno delle mura della città vecchia di Gerusalemme, al termine della Via Dolorosa, e ingloba sia quella che è ritenuta la collina del Golgota, luogo della crocefissione, sia il sepolcro scavato nella roccia, dove il Nuovo Testamento narra che Gesù fu sepolto. Oggi ha la funzione di sede del patriarca ortodosso di Gerusalemme e dell'arciprete cattolico della Basilica del Santo Sepolcro.
Ogni anno vi si ripete il Miracolo del Fuoco Santo di Gerusalemme.


Diverse giurisdizioni cooperano, spesso con acrimonia, nell'amministrazione e manutenzione della chiesa e del terreno su cui sorge, in base a un decreto di status quo emanato dalla Porta Sublime (termine utilizzato per indicare il governo dell'impero ottomano) nel 1852, per porre fine ai violenti dissidi locali. Le prime tre, nominate quando i crociati tenevano Gerusalemme, sono la Chiesa ortodossa greca, la Chiesa apostolica armena e la Chiesa cattolica romana. Queste rimangono le principali custodi della chiesa. Nel XIX secolo, la Chiesa ortodossa copta, la Chiesa ortodossa etiope e la Chiesa ortodossa siriaca acquisirono responsabilità inferiori, che comprendono sacrari e altre strutture all'interno e attorno all'edificio. Un accordo regola tempi e luoghi di adorazione per ogni chiesa.

Per secoli, due famiglie musulmane neutrali, incaricate da Saladino, le famiglie Nuseibeh e Joudeh, furono custodi della chiave dell'unica porta.
L'ingresso alla chiesa avviene tramite una singola porta nel transetto sud. La chiave dell'ingresso viene custodita dalla famiglia musulmana Nuseibeh cui ne venne affidata la custodia da Saladino nel 1192 per mantenere la pace tra le varie fazioni cristiane. Dopo periodi di tensione tra la famiglia Nuseibeh e le autorità ottomane, nel XVIII secolo, queste ultime nominarono la famiglia Joudeh per aiutare i Nuseibeh nel loro compito. Oggi la famiglia Joudeh assiste ancora i Nuseibeh portando la chiave della chiesa a un membro della famiglia Nuseibeh che apre e chiude la porta giornalmente.
Foto: Tomba di Cristo ed ingresso alla Basilica del Santo Sepolcro.

venerdì 12 dicembre 2008

Santa Lucia


Lucia fu una delle tante vittime della persecuzione di Diocleziano. Divenuto imperatore nel 285. Diocleziano dovette da subito affrontare le profonde crisi economiche e sociali di Roma e le minacce di un grave disordine politico e militare. Rafforzò così i confini dell'Impero, minacciati dai barbari che premevano alle frontiere n cerca di terre e tentò di frenare la decomposizione del potere imperiale fondando il sistema della Tetrarchia, in base alla quale il potere stesso fu condiviso da due "Cesari" scelti dagli "Augusti" e predestinati successori di questi.

Lucia nacque a Siracusa da una nobile famiglia. Le notizia sulla sua vita sono scarse. Si sa che rimase orfana di padre da piccola e che visse sempre con la madre Eutichia le due donne erano legate da profondo affetto. Il 5 febbraio del 301, le due donne si recarono a Catania in occasione della festa di S. Agata per chiedere la grazia della guarigione della madre. Durante la preghiera presso il Sepolcro di S. Agata, Le apparve Sant'Agata glorificata tra due angeli, nell'atto di rivolgerle la parola e di dirle: "Lucia, sorella mia, perché chiedi a me quel che tu sei in grado di ottenere per altri? Ecco, tua madre sarà sana per la tua fede. E come per mezzo mio viene beatificata la città di Catania, così per mezzo tuo sarà salvata la città di Siracusa" Quando la visione finì, Lucia disse alla Madre che era guarita e le comunicò che voleva dedicarsi a Signore e non voleva sposi terreni. La madre che si sentiva molto meglio fu subito d'accordo e convenne con Lucia che la sua ricca dote fosse donata ai poveri. Ritornate a Siracusa, il giovane che la voleva in sposa non era contento del fatto che Lucia non ne volesse sapere così lui le disse che l'amava e che l'avrebbe sposata per avere anche lui un po' della sua bellezza: così lei si strappò gli occhi e glieli diede dicendogli che così avrebbe comunque avuto parte della sua bellezza, come voleva. Lucia fu denunciata dal giovane alle autorità per la sua fede cristiana e martirizzata il 13 dicembre 304, secondo le leggi emanate da Diocleziano. Lucia fu sepolta a Siracusa ma il generale bizantino Giorgio Maniace, entrato a Siracusa alla testa delle sue truppe nel 1038. saputo il luogo di sepoltura del corpo di S. Lucia pensò di trasportarlo a Costantinopoli per farne omaggio all'imperatrice Teodora. Con la caduta di Costantinopoli ad opera dei Crociati, nel 1204, il Doge Enrico Dandolo fece traslare il corpo della Santa a Venezia dove attualmente è custodito nella Chiesa di S. Geremia.

Oggi il culto di Santa Lucia è diffuso in tutta Italia e molte sono le tradizioni legate alla festa che cade il 13 dicembre. In alcuni paesi del sud Italia è tradizione cucocere il grano il giorno della vigilia e lasciarlo in una pentola. Durante la notte tra il 12 ed il 13 dicembre, Santa Lucia passa e lascia l'impronta del suo piede sul grano. Il grano viene poi mangiato durante la festa con l'aggiunta di zucchero o di sciroppi fatti in casa.

Santa Lucia è la protettrice della vista.


In Svezia Lucia è molto venerata, sia dalla chiesa cattolica, che da quella luterana.
I bambini preparano biscotti e dolciumi a partire dal 12 dicembre. La mattina del 13, la figlia maggiore della famiglia si alza ancor prima dell'alba e si veste con un lungo abito bianco legato in vita da una cintura rossa; la testa è ornata da una corona di foglie e da sette candele utili per vedere chiaramente nel buio. Le sorelle, che indossano una camicia bianca, simboleggiano le stelle. I maschi indossano cappelli di paglia e portano lunghi bastoni decorati con stelline. La bambina vestita come santa Lucia sveglia gli altri membri della famiglia e serve loro i biscotti cucinati il giorno precedente.
Nel paese scandinavo è diffusa una tradizionale canzone di santa Lucia (Luciasången) che non è altro che la celebre "santa Lucia" napoletana adattata con un testo in lingua svedese. In diverse città alcune bambine sfilano vestite come santa Lucia intonando il Luciasången di casa in casa.
Ogni anno c'è un'elezione per la Lucia di Svezia che, infine, raggiunge la città siciliana di Siracusa, durante i festeggiamenti di Santa Lucia, partecipando anche alla processione dell'ottava, quando il simulacro di Santa Lucia viene ricondotto in Duomo.

giovedì 11 dicembre 2008

Giovani Italiani nel mondo.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, e il Presidente del Senato, Renato Schifani, hanno inaugurato mercoledì 10 dicembre, alle 10,00, nell'Aula di Montecitorio, la Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo.
Si tratta della prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo, indetta nel luglio scorso dal Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, e che si svolge a Roma presso la sede della FAO dal 10 al 12 dicembre prossimo.
L'esigenza di convocare una conferenza dei giovani italiani e di origine italiana nel mondo è stata manifestata negli ultimi anni, a più riprese, dalle nostre collettività all'estero e dai loro organismi rappresentativi, al fine di individuare strumenti utili per definire una linea politica per la valorizzazione delle nuove generazioni e favorire il consolidarsi del loro rapporto con il nostro Paese.
Prenderanno parte alla Conferenza - presieduta dal Ministro Frattini - 424 delegati provenienti dall'estero, ai quali si affiancheranno, in qualità di invitati, 200 giovani residenti in Italia, espressione del mondo politico, professionale, accademico, sportivo, artistico, che rappresentano la realtà delle nuove generazioni del nostro Paese.
Commento:
Speriamo che questa conferenza dia dei risultati concreti. Il Presidente Napolitano nel suo discorso ha invitato i giovani italiani nel mondo a coltivare "la propria italianità". Da parte nostra esprimiamo l'augurio che lo Stato voglia contibuire a questo mettendo a disposizione gli strumenti necessari affinchè, pur all'estero, i giovani italiani possano studiare la nostra lingua ed apprendere le basi della nostra cultura. Solo con l'aiuto dello Stato, con un migliore utilizzo delle risorse, che pur già vengono messe a disposizione, e con l'utilizzo delle tecnologie di oggi, si potranno formare delle generazioni future di persone che guarderanno all'Italia con interesse ed amore. Questo sarà, forse, il miglior investimento che uno Stato che, come il nostro, vuole essere primo attore nello scenario internazionale, possa fare.

lunedì 8 dicembre 2008

Un dolce natalizio: Il Torrone


Il torrone è un dolce principalmente natalizio, tipico di molte zone dell'Italia, composto da un impasto di albume d'uovo, miele e zucchero, farcito con mandorle o nocciole, spesso ricoperto da due ostie.

Gli studiosi sono quasi tutti concordi nell'attribuire al torrone origini arabe; a supporto di questa tesi vi sarebbe, fra l'altro, il De medicinis et cibis semplicibus, trattato risalente all'XI secolo scritto da un medico arabo, in cui è citato il "turun".
Furono gli Arabi che diffusero questo dolce lungo le coste del Mediterraneo, in particolare in Spagna ed in Italia. Il torrone spagnolo ha origini nella regione di Alicante e le sue prime notizie certe risalgono al XVI secolo.
Il torrone a Cremona, sembra, invece, che abbia origini addirittura anteriori, se si dà credito alla tradizione che dice che il primo torrone sia stato servito il 25 ottobre 1441 al banchetto che si tenne alle nozze, celebrate a Cremona, fra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. Quel nuovo dolce, sempre secondo la tradizione, era stato modellato riproducendo la forma del Torrazzo, la torre campanaria della città, da cui sembra prenda il nome anche il dolce.

La prima notizia certa riguardo al torrone di Cremona risale al 1543, anno in cui il Comune di Cremona acquistò del torrone per farne dono ad alcune autorità, soprattutto milanesi. Questo episodio ci mostra come già all'epoca il torrone fosse radicato negli usi delle popolazioni lombarde.
Col tempo questo dolce venne legandosi sempre più alla tradizione natalizia .

Oggi il torrone è uno dei dolci natalizi più diffusi in Italia e sempre più spesso è possibile trovarlo anche all'estero.

Il principale centro di produzione rimane Cremona, dove operano le due principali industrie del settore, varie altre zone d'Italia, però, hanno consolidato un'ottima tradizione nella produzione di questo dolce: fra queste citiamo Bagnara Calabra, Taurianova (località dove questo dolce è prodotto artigianalmente) ,Cologna Veneta, Camerino, L'Aquila e del Sannio (molto noto il torrone di Benevento). Piuttosto caratteristico per la sua rusticità è il torrone di Barbagia, in Sardegna, il cui aroma più intenso è dovuto al fatto che la sua componente dolce deriva esclusivamente dal miele di macchia mediterranea, senza zuccheri aggiunti.
In Sicilia, a Caltanissetta, i maestri pasticceri continuano la tradizione nissena con la produzione della Cubaita, il classico torrone siciliano. Caratterizzato dall'unione del verde pistacchio con il giallo del miele ed il bianco delle mandorle, i cosiddetti "turrunari" del luogo, creano un dolce artigianale talmente buono che racchiude in se i profumi e i sapori tipici di questa terra, mescolati ai colori caldi e vivaci che la caratterizzano.

Le principali varietà di torrone sono quello duro e quello morbido: la differenza fra le due è dovuta a diversi fattori.
Innanzitutto il diverso grado di cottura dell'impasto: difatti nel torrone duro (anche chiamato "Friabile") la cottura è solitamente prolungata nel tempo fino a raggiungere, per alcuni prodotti, le 12 ore. Altrettanto importante è la composizione della ricetta ed il rapporto tra il Miele e gli Zuccheri. Il torrone tenero, invece, ha una cottura che solitamente non supera le 2 ore; ciò permette di avere un'umidità dell'impasto più alta; questo fattore in combinazione alla ricetta diversa produce un'impasto più tenero.

Come già detto i torroni si distinguono poi fra mandorlati e nocciolati.
Varianti più moderne comprendono il torrone classico ricoperto di cioccolato e, ma qui ci allontaniamo di più dalla ricetta originale, il torrone nel cui impasto è presente anche il cacao.
C'è, poi, una terza tipologia di torrone quello di pasta rale, delicata pasta di mandorle ricoperta di cioccolato pregiato o di glassa di zucchero fondente, ma non si tratta propriamente di "torrone".

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