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venerdì 24 aprile 2009

Il 25 aprile, festa della liberazione.


Il 19 aprile 1945, mentre gli Alleati (Le truppe anglo-americane) avanzavano nella valle del Po, i partigiani su ordine del CLN (Il movimento partigiano, prima raggruppato in bande autonome, fu successivamente organizzato dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), guidato dal generale Raffaele Cadorna) diedero il via all'insurrezione generale. Dalle montagne, i partigiani confluirono verso i centri urbani del Nord Italia, occupando fabbriche, prefetture e caserme. Le formazioni fasciste e le truppe tedesche erano allo sbando.

Milano e Torino furono liberate il 25 aprile: questa data è stata assunta quale giornata simbolica della liberazione di tutta l'Italia dal regime nazifascista e, denominata Festa della Liberazione, viene commemorata annualmente in tutte le città italiane.
Le truppe alleate arrivarono nelle principali città liberate nei giorni seguenti. La liberazione di molte città, inclusi centri industriali di importanza strategica, prima dell'arrivo degli alleati rese l'avanzata di questi più rapida e meno onerosa in termini di vite e rifornimenti. In molti casi avvennero drammatici combattimenti strada per strada; i resti dell'esercito tedesco e gli ultimi irriducibili fascisti della Repubblica Sociale Italiana sparavano asserragliati in vari edifici o appostati su tetti e campanili su partigiani e civili. .
La notte tra il 25 e il 26 aprile 1945 Benito Mussolini, con i suoi gerarchi e famiglie pernotta a Grandola ed Uniti nell'hotel Miravalle nella frazione di Cardano.
Il 27 aprile 1945 Benito Mussolini, indossando la divisa di un soldato tedesco, fu catturato a Dongo, in prossimità del confine con la Svizzera, mentre tentava di espatriare assieme a Claretta Petacci. Riconosciuto dai partigiani, fu fatto prigioniero e giustiziato il giorno successivo 28 aprile a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como; il suo cadavere venne esposto impiccato a testa in giù, accanto a quelli della stessa Petacci e di altri gerarchi, in piazzale Loreto a Milano, dove fu lasciato alla disponibilità della folla, che infierì sul cadavere. In quello stesso luogo otto mesi prima i nazifascisti avevano esposto e dileggiato, quale monito alla Resistenza italiana, i corpi di quindici partigiani uccisi.
Il 2 maggio il generale britannico Alexander ordinò la smobilitazione delle forze partigiane, con la consegna delle armi.
La Resistenza aveva esaurito il suo compito.
Foto: Mussolini e la Petacci a piazzale Loreto (Milano)

venerdì 10 aprile 2009

Sega la vecchia

Una antica tradizione del periodo quaresimale, diffusa soprattutto in centro Italia, è il "sega la vecchia". Tradizione di origine contadina, vedeva un gruppo di attori improvvisati visitare le case dei dintorni inscenando una rappresentazione a carattere burlesco in cui un albero di quercia (rappresentato da una vecchia donna) veniva simbolicamente abbattuto e segato da due dei partecipanti (segantini), fino a risorgere tra canti, balli ed altre manifestazioni di gioia. Anticamente nelle piazze si rappresentava una vecchia tramite un fantoccio che veniva segato tra le urla e gli schiamazzi degli spettatori. Il rituale fu praticato in tutta l'Europa agricola in un periodo che va dal medioevo all'800.
La rappresentazione voleva essere un'allegoria del ritorno alla vita e della rinascita.
La tradizione in Umbria:
I segantini cercano una quercia da segare e si rivolgono a tutte le donne guardandole e trattandole come se fossero piante. L'unica quercia che fa al caso loro è la vecchia che si sono portati. Incominciano allora a segnarla e segarla, proprio come fanno i boscaioli con le piante...A lavoro finito però, alla porta di casa bussa un Vecchio, che cerca la moglie fuggita da casa. Inciampando sulla quercia si accorge che quella è proprio sua moglie. I segantini preoccupati di averla segata gli dicono che la vecchia è malata, e vedendolo preoccupato gli suggeriscono di chiamare il dottore e il farmacista per farla guarire. Alla fine la vecchia guarisce miracolosamente così il vecchio se la può portare di nuovo a casa.

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