BENVENUTI - TERVETULOA - VäLKOMMEN

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lunedì 29 dicembre 2008

La Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme



La Basilica del Santo Sepolcro, in ebraico Chnesiat Chever, ovvero Chiesa della Tomba, chiamata anche la chiesa della Resurrezione (Anastasis in greco e Surp Harutyun in armeno) dai cristiani di rito ortodosso, è una Chiesa cristiana che si trova oggi all'interno delle mura della città vecchia di Gerusalemme, al termine della Via Dolorosa, e ingloba sia quella che è ritenuta la collina del Golgota, luogo della crocefissione, sia il sepolcro scavato nella roccia, dove il Nuovo Testamento narra che Gesù fu sepolto. Oggi ha la funzione di sede del patriarca ortodosso di Gerusalemme e dell'arciprete cattolico della Basilica del Santo Sepolcro.
Ogni anno vi si ripete il Miracolo del Fuoco Santo di Gerusalemme.


Diverse giurisdizioni cooperano, spesso con acrimonia, nell'amministrazione e manutenzione della chiesa e del terreno su cui sorge, in base a un decreto di status quo emanato dalla Porta Sublime (termine utilizzato per indicare il governo dell'impero ottomano) nel 1852, per porre fine ai violenti dissidi locali. Le prime tre, nominate quando i crociati tenevano Gerusalemme, sono la Chiesa ortodossa greca, la Chiesa apostolica armena e la Chiesa cattolica romana. Queste rimangono le principali custodi della chiesa. Nel XIX secolo, la Chiesa ortodossa copta, la Chiesa ortodossa etiope e la Chiesa ortodossa siriaca acquisirono responsabilità inferiori, che comprendono sacrari e altre strutture all'interno e attorno all'edificio. Un accordo regola tempi e luoghi di adorazione per ogni chiesa.

Per secoli, due famiglie musulmane neutrali, incaricate da Saladino, le famiglie Nuseibeh e Joudeh, furono custodi della chiave dell'unica porta.
L'ingresso alla chiesa avviene tramite una singola porta nel transetto sud. La chiave dell'ingresso viene custodita dalla famiglia musulmana Nuseibeh cui ne venne affidata la custodia da Saladino nel 1192 per mantenere la pace tra le varie fazioni cristiane. Dopo periodi di tensione tra la famiglia Nuseibeh e le autorità ottomane, nel XVIII secolo, queste ultime nominarono la famiglia Joudeh per aiutare i Nuseibeh nel loro compito. Oggi la famiglia Joudeh assiste ancora i Nuseibeh portando la chiave della chiesa a un membro della famiglia Nuseibeh che apre e chiude la porta giornalmente.
Foto: Tomba di Cristo ed ingresso alla Basilica del Santo Sepolcro.

venerdì 12 dicembre 2008

Santa Lucia


Lucia fu una delle tante vittime della persecuzione di Diocleziano. Divenuto imperatore nel 285. Diocleziano dovette da subito affrontare le profonde crisi economiche e sociali di Roma e le minacce di un grave disordine politico e militare. Rafforzò così i confini dell'Impero, minacciati dai barbari che premevano alle frontiere n cerca di terre e tentò di frenare la decomposizione del potere imperiale fondando il sistema della Tetrarchia, in base alla quale il potere stesso fu condiviso da due "Cesari" scelti dagli "Augusti" e predestinati successori di questi.

Lucia nacque a Siracusa da una nobile famiglia. Le notizia sulla sua vita sono scarse. Si sa che rimase orfana di padre da piccola e che visse sempre con la madre Eutichia le due donne erano legate da profondo affetto. Il 5 febbraio del 301, le due donne si recarono a Catania in occasione della festa di S. Agata per chiedere la grazia della guarigione della madre. Durante la preghiera presso il Sepolcro di S. Agata, Le apparve Sant'Agata glorificata tra due angeli, nell'atto di rivolgerle la parola e di dirle: "Lucia, sorella mia, perché chiedi a me quel che tu sei in grado di ottenere per altri? Ecco, tua madre sarà sana per la tua fede. E come per mezzo mio viene beatificata la città di Catania, così per mezzo tuo sarà salvata la città di Siracusa" Quando la visione finì, Lucia disse alla Madre che era guarita e le comunicò che voleva dedicarsi a Signore e non voleva sposi terreni. La madre che si sentiva molto meglio fu subito d'accordo e convenne con Lucia che la sua ricca dote fosse donata ai poveri. Ritornate a Siracusa, il giovane che la voleva in sposa non era contento del fatto che Lucia non ne volesse sapere così lui le disse che l'amava e che l'avrebbe sposata per avere anche lui un po' della sua bellezza: così lei si strappò gli occhi e glieli diede dicendogli che così avrebbe comunque avuto parte della sua bellezza, come voleva. Lucia fu denunciata dal giovane alle autorità per la sua fede cristiana e martirizzata il 13 dicembre 304, secondo le leggi emanate da Diocleziano. Lucia fu sepolta a Siracusa ma il generale bizantino Giorgio Maniace, entrato a Siracusa alla testa delle sue truppe nel 1038. saputo il luogo di sepoltura del corpo di S. Lucia pensò di trasportarlo a Costantinopoli per farne omaggio all'imperatrice Teodora. Con la caduta di Costantinopoli ad opera dei Crociati, nel 1204, il Doge Enrico Dandolo fece traslare il corpo della Santa a Venezia dove attualmente è custodito nella Chiesa di S. Geremia.

Oggi il culto di Santa Lucia è diffuso in tutta Italia e molte sono le tradizioni legate alla festa che cade il 13 dicembre. In alcuni paesi del sud Italia è tradizione cucocere il grano il giorno della vigilia e lasciarlo in una pentola. Durante la notte tra il 12 ed il 13 dicembre, Santa Lucia passa e lascia l'impronta del suo piede sul grano. Il grano viene poi mangiato durante la festa con l'aggiunta di zucchero o di sciroppi fatti in casa.

Santa Lucia è la protettrice della vista.


In Svezia Lucia è molto venerata, sia dalla chiesa cattolica, che da quella luterana.
I bambini preparano biscotti e dolciumi a partire dal 12 dicembre. La mattina del 13, la figlia maggiore della famiglia si alza ancor prima dell'alba e si veste con un lungo abito bianco legato in vita da una cintura rossa; la testa è ornata da una corona di foglie e da sette candele utili per vedere chiaramente nel buio. Le sorelle, che indossano una camicia bianca, simboleggiano le stelle. I maschi indossano cappelli di paglia e portano lunghi bastoni decorati con stelline. La bambina vestita come santa Lucia sveglia gli altri membri della famiglia e serve loro i biscotti cucinati il giorno precedente.
Nel paese scandinavo è diffusa una tradizionale canzone di santa Lucia (Luciasången) che non è altro che la celebre "santa Lucia" napoletana adattata con un testo in lingua svedese. In diverse città alcune bambine sfilano vestite come santa Lucia intonando il Luciasången di casa in casa.
Ogni anno c'è un'elezione per la Lucia di Svezia che, infine, raggiunge la città siciliana di Siracusa, durante i festeggiamenti di Santa Lucia, partecipando anche alla processione dell'ottava, quando il simulacro di Santa Lucia viene ricondotto in Duomo.

giovedì 11 dicembre 2008

Giovani Italiani nel mondo.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, e il Presidente del Senato, Renato Schifani, hanno inaugurato mercoledì 10 dicembre, alle 10,00, nell'Aula di Montecitorio, la Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo.
Si tratta della prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo, indetta nel luglio scorso dal Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, e che si svolge a Roma presso la sede della FAO dal 10 al 12 dicembre prossimo.
L'esigenza di convocare una conferenza dei giovani italiani e di origine italiana nel mondo è stata manifestata negli ultimi anni, a più riprese, dalle nostre collettività all'estero e dai loro organismi rappresentativi, al fine di individuare strumenti utili per definire una linea politica per la valorizzazione delle nuove generazioni e favorire il consolidarsi del loro rapporto con il nostro Paese.
Prenderanno parte alla Conferenza - presieduta dal Ministro Frattini - 424 delegati provenienti dall'estero, ai quali si affiancheranno, in qualità di invitati, 200 giovani residenti in Italia, espressione del mondo politico, professionale, accademico, sportivo, artistico, che rappresentano la realtà delle nuove generazioni del nostro Paese.
Commento:
Speriamo che questa conferenza dia dei risultati concreti. Il Presidente Napolitano nel suo discorso ha invitato i giovani italiani nel mondo a coltivare "la propria italianità". Da parte nostra esprimiamo l'augurio che lo Stato voglia contibuire a questo mettendo a disposizione gli strumenti necessari affinchè, pur all'estero, i giovani italiani possano studiare la nostra lingua ed apprendere le basi della nostra cultura. Solo con l'aiuto dello Stato, con un migliore utilizzo delle risorse, che pur già vengono messe a disposizione, e con l'utilizzo delle tecnologie di oggi, si potranno formare delle generazioni future di persone che guarderanno all'Italia con interesse ed amore. Questo sarà, forse, il miglior investimento che uno Stato che, come il nostro, vuole essere primo attore nello scenario internazionale, possa fare.

lunedì 8 dicembre 2008

Un dolce natalizio: Il Torrone


Il torrone è un dolce principalmente natalizio, tipico di molte zone dell'Italia, composto da un impasto di albume d'uovo, miele e zucchero, farcito con mandorle o nocciole, spesso ricoperto da due ostie.

Gli studiosi sono quasi tutti concordi nell'attribuire al torrone origini arabe; a supporto di questa tesi vi sarebbe, fra l'altro, il De medicinis et cibis semplicibus, trattato risalente all'XI secolo scritto da un medico arabo, in cui è citato il "turun".
Furono gli Arabi che diffusero questo dolce lungo le coste del Mediterraneo, in particolare in Spagna ed in Italia. Il torrone spagnolo ha origini nella regione di Alicante e le sue prime notizie certe risalgono al XVI secolo.
Il torrone a Cremona, sembra, invece, che abbia origini addirittura anteriori, se si dà credito alla tradizione che dice che il primo torrone sia stato servito il 25 ottobre 1441 al banchetto che si tenne alle nozze, celebrate a Cremona, fra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. Quel nuovo dolce, sempre secondo la tradizione, era stato modellato riproducendo la forma del Torrazzo, la torre campanaria della città, da cui sembra prenda il nome anche il dolce.

La prima notizia certa riguardo al torrone di Cremona risale al 1543, anno in cui il Comune di Cremona acquistò del torrone per farne dono ad alcune autorità, soprattutto milanesi. Questo episodio ci mostra come già all'epoca il torrone fosse radicato negli usi delle popolazioni lombarde.
Col tempo questo dolce venne legandosi sempre più alla tradizione natalizia .

Oggi il torrone è uno dei dolci natalizi più diffusi in Italia e sempre più spesso è possibile trovarlo anche all'estero.

Il principale centro di produzione rimane Cremona, dove operano le due principali industrie del settore, varie altre zone d'Italia, però, hanno consolidato un'ottima tradizione nella produzione di questo dolce: fra queste citiamo Bagnara Calabra, Taurianova (località dove questo dolce è prodotto artigianalmente) ,Cologna Veneta, Camerino, L'Aquila e del Sannio (molto noto il torrone di Benevento). Piuttosto caratteristico per la sua rusticità è il torrone di Barbagia, in Sardegna, il cui aroma più intenso è dovuto al fatto che la sua componente dolce deriva esclusivamente dal miele di macchia mediterranea, senza zuccheri aggiunti.
In Sicilia, a Caltanissetta, i maestri pasticceri continuano la tradizione nissena con la produzione della Cubaita, il classico torrone siciliano. Caratterizzato dall'unione del verde pistacchio con il giallo del miele ed il bianco delle mandorle, i cosiddetti "turrunari" del luogo, creano un dolce artigianale talmente buono che racchiude in se i profumi e i sapori tipici di questa terra, mescolati ai colori caldi e vivaci che la caratterizzano.

Le principali varietà di torrone sono quello duro e quello morbido: la differenza fra le due è dovuta a diversi fattori.
Innanzitutto il diverso grado di cottura dell'impasto: difatti nel torrone duro (anche chiamato "Friabile") la cottura è solitamente prolungata nel tempo fino a raggiungere, per alcuni prodotti, le 12 ore. Altrettanto importante è la composizione della ricetta ed il rapporto tra il Miele e gli Zuccheri. Il torrone tenero, invece, ha una cottura che solitamente non supera le 2 ore; ciò permette di avere un'umidità dell'impasto più alta; questo fattore in combinazione alla ricetta diversa produce un'impasto più tenero.

Come già detto i torroni si distinguono poi fra mandorlati e nocciolati.
Varianti più moderne comprendono il torrone classico ricoperto di cioccolato e, ma qui ci allontaniamo di più dalla ricetta originale, il torrone nel cui impasto è presente anche il cacao.
C'è, poi, una terza tipologia di torrone quello di pasta rale, delicata pasta di mandorle ricoperta di cioccolato pregiato o di glassa di zucchero fondente, ma non si tratta propriamente di "torrone".

venerdì 28 novembre 2008

Giorgio Armani


Giorgio Armani (11-7-1934 Piacenza, Italia) on varsinkin miesten mallistostaan sekä puhtaan linjakkaista sekä käytännöllisistä puvuistaan kuuluisa italialainen muotisuunnittelija. Hän aloitti uransa Cerrutin assistenttina. Hän perusti yrityksensä vuonna 1974, ja ensimmäisen naisten mallistonsa Armani esitteli vuonna 1975 . Vuonna 2001 talouslehti Forbes nimesi Armanin menestyneimmäksi italialaiseksi suunnittelijaksi. Kuuluisuuteen Armani nousi puvustettuaan American Gigolo- elokuvan.
Armani on myös suunnitellut Torinon talviolympialaisten Italian joukkueen puvut.
http://www.giorgioarmani.com/ga_menu/EN/home.html

domenica 23 novembre 2008

E´nata la nuova societá ferroviaria italiana.


Rimane sicuramente il dubbio su cosa volesse esprimere chi ha inventato il nome della nuova societá. Che l'Italia è una pen-isola? Che l'Italia fa pena ( le ferrovie senza dubbio)? Oppure é un´allusione all'Italia del ca..o in cui viviamo? Ai lettori l´ardua sentenza!
La foto é stata scattata il 20 novembre 2008 alla Stazione centrale di Milano. Il treno era l´intercity notte freccia del levante.

venerdì 21 novembre 2008

Sestriere e la "Via lattea"






















Sulla frontiera tra Italia e Francia si trova il comprensorio sciistico chiamato la "Via Lattea". Sestrière, che sorge a 2035 m.s.m., ha una lunga storia internazionale di sci e di turismo. Nel 1930 il titolare della Fiat, Giovanni Agnelli, dopo aver acquistato dei terreni per 40 centesimi al metro quadrato, fece costruire qui un moderno centro sciistico che comprendeva 2 funivie e 1 hotel. Caratteristico della zona e simbolo ormai della città, l’hotel costruito su due torri, proprio nel centro del paese. Nel 1935 venne ideato lo stemma del comune, una benda nera e verde con al centro un paio di sci, a rappresentare la vocazione di stazione invernale che la contraddistigue. In seguito furono costruiti una nuova strada per poterla raggiungere piú facilmente e vari impianti sciistici ed alberghieri. Dopo una parentesi dovuta alla seconda guerra mondiale, l´attivitá e la fama internazionale di Sestriere é andata sempre crescendo e la localitá é divenuta sede delle gare di Coppa del Mondo di Sci Alpino fino agli ultimi grandi eventi delle Olimpiadi Invernali del 2006 e delle Paraolimpiadi. Centro piú importante del grande comprensorio della Via Lattea, Sestriere offre agli sciatori la possibilità di collegamento con altre stazioni per un totale di 400 km di piste, 89 impianti di risalita e la possibilità di sciare in notturna alla luce dei riflettori. Per la gioia degli appassionati in località Monterotta vi sono inoltre 10 km di piste di sci di fondo e, di fronte agli impianti sciistici, quelle di pattinaggio su ghiaccio all'aperto. Ma non di solo sci si vive a Sestriere. E' presente infatti un campo di golf a 18 buche tra i più alti d'Europa, una piscina coperta con vasca esterna annessa, un lago naturale attrezzato per la pesca sportiva, si possono praticare anche rafting, montain bike, kayak, equitazione e possibilità di organizzare escursioni in mezzo alla natura alpina, ricca ed incontaminata, che rendono la località godibile anche durante la stagione estiva. Chi preferisce l'arte e la cultura non può perdere l'opportunità di ammirare un notevole esempio di architettura moderna, la chiesa di S. Edoardo, voluta da Gianni Agnelli in memoria del figlio Edoardo: contiene opere di Rubino e Azzi, oltre alla splendida Via Crucis di Francesco Messina. La Cappella Regina Pacis, che domina il colle di Sestriere, custodisce al suo interno la statua della Madonna regina della pace, patrona del Colle.

martedì 11 novembre 2008

La Reggia di Caserta




L'Europa del Settecento, al livello delle sue classi dominanti, forma una sola nazione la cui omogeneità non ha riscontro in alcuno dei secoli precedenti. Da Parigi a Pietroburgo e da Berlino a Napoli segni evidenti si ritrovano nel costume come nell'uso universale della lingua francese, nel cosmopolitismo delle aristocrazie e degli intellettuali come nella filosofia dell'Illuminismo, nelle regge dei regnanti come nel gusto artistico o nelle logge massoniche. Le regge, simbolo degli splendori e del mecenatismo delle monarchie, sopravvissute a rivoluzioni, bombardamenti e incuria, rappresentano l'elemento più tangibile della grandiosità delle dinastie che le hanno volute e vissute.


Il giovane principe Carlo di Borbone, allora diciassettenne, iniziò il suo viaggio verso l'Italia, dove contrasse il vaiolo. L'Europa era di nuovo in subbuglio a causa della lotta dinastica per il trono polacco, rimasto vacante alla morte del re Augusto II. In seguito alla pace tra Spagna, Austria e Napoli si decise di scegliere come sposa per Carlo la principessa Maria Amalia di Sassonia, figlia del re di Polonia e nipote dell'imperatore Giuseppe. Il matrimonio fu celebrato per procura e la sposa giunse a Napoli il 4 luglio 1738. La coppia ebbe cinque figlie femmine prima di avere il sospirato erede maschio, ma il principe Filippo era malato gravemente, e ciò condizionò forse il non facile carattere materno. In seguito la coppia ebbe altri figli, tra cui il futuro re di Napoli Ferdinando.


Il progetto della Reggia di Caserta, voluta da Carlo di Borbone e dalla moglie, fu presentato da Vanvitelli in sedici tavole incise su rame e non comprende solo la Reggia e le sue dipendenze, ma traccia la pianta e la fisionomia della nuova città che doveva sorgerle accanto, segna le strade di collegamento con i paesi vicini e, soprattutto, traccia la spina dorsale del progetto, il Gran Viale tra Napoli e la grande Cascata che sgorga dalla collina di Briano, a voler collegare idealmente la nuova capitale con la metropoli lontana passando per il Palazzo Reale, punto di riferimento e unità di misura di una composizione senza confini, su cui esso domina con la sua mole squadrata e la sua imponenza volumetrica; il Palazzo è collegato idealmente a Napoli dal nastro bianco che si stacca dalla Cascata e sembra segnare il percorso d'acqua per raggiungere la capitale. Il Viale doveva essere costeggiato da ruscelli, derivazioni dell'acquedotto carolino, ma non fu mai realizzato.

venerdì 31 ottobre 2008

Gottlieb Eliel Saarinen



Gottlieb Eliel Saarinen (Rantasalmi, 20 agosto 1873 – Bloomfield Hills, 1 luglio 1950) è stato uno dei piú grandi architetti finlandesi. Nato in un piccolo paese della Finlandia, nel 1875 la famiglia si trasferisce ad Ingria (in Russia) nel golfo di Finlandia. Iscrittosi al Politecnico di Helsinki nel 1893, si trasferirá negli Stati Uniti nel 1922 a seguito della sua partecipazione al concorso (si classificó secondo) per la realizzazione del Chicago Tribune. Mori negli USA. La sua attivitá fu influenzata dall´Art Nouveau diffusa in Inghilterra e Germania. Il suo capolavoro in terra di Finlandia é sicuramente la Rautatieasema (stazione ferroviaria) di Helsinki (1910-1914), una costruzione medievaleggiante in cui si ritrovano richiami al Kalevala, il poema epico finlandese, ed ai temi secessionisti di quell´epoca che vedeva la Finlandia essere un Granducato sotto l´autoritá russa. Un´altra bella opera di Saarinen che ci paice ricordare é l´attuale residenza dell´Ambasciatore d´Italia in Finlandia.


--------------------(Dal sito dell´Ambasciata d´Italia in Finlandia):--------------------
La Residenza dell’Ambasciatore (Tehtaankatu 32 C-D), caratterizzata da una scalinata d’accesso ed un frontale con colonne di stile neoclassico, si articola su tre livelli (“servizi”, “rappresentanza” e “notte”), dispone di un grazioso giardino che ne avvolge la parte retrostante, dotata di un cancello d’accesso secondario. A poca distanza dal mare e dalle infrastrutture portuali, la Residenza si affaccia su una delle più importanti arterie del prestigiosissimo quartiere di EIRA, che offre a sua volta un ricchissimo campionario di architettura “art nouveau” e “art déco” ed ospita numerose altre Residenze diplomatiche. Quella italiana è certo tra le più eleganti e famose, in quanto opera del famoso architetto finlandese Eliel SAARINEN, il quale ne avviò la realizzazione al momento stesso dell’indipendenza del Paese, sul finire del 1917, allorquando essa sembrava destinata a residenza del primo Re di Finlandia. Le tragiche vicende della guerra civile seguita all’indipendenza vanificarono il progetto monarchico, ciò che consentì al Governo italiano di acquisire l’edificio sin dalla metà del 1919, per farne la Sede dell’allora Legazione d’Italia in Finlandia e, senza soluzione di continuità, quella della nostra Rappresentanza, divenuta Ambasciata a partire dal 1955. Per alcuni decenni, l’attuale Residenza ha congiuntamente ospitato la Cancelleria e la Residenza del Capo Missione finchè, con l’accrescersi delle esigenze logistiche connesse allo sviluppo delle attività istituzionali, si rese necessaria la dislocazione della Cancelleria in una diversa Sede ad hoc, dapprima nella zona più centrale della Capitale, afflitta peraltro da crescenti disagi dovuti al traffico, sino all´atttuale, soddisfacente soluzione logistica adottata nei primi anni ’90 che vede la cancelleria dislocata in Itäinen puistotie 4.
http://www.italia.fi/Ambasciata_Helsinki/Menu/Ambasciata/La_sede/

domenica 26 ottobre 2008

La Madonna del cardellino


La Madonna del cardellino é un quadro realizzato dal grande Raffaello Sanzio (Urbino, 6 aprile 1483 – Roma, 6 aprile 1520) conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. L´opera fu realizzata da Raffaello durante un suo soggiorno a Firenze su commissione del commerciante Lorenzo Nasi in occasione del suo matrimonio. Il quadro raffigura la Madonna seduta su di una roccia, con un libro in mano che interrompe la sua lettura per rivolgere teneramente il suo sguardo verso i bambini che giocano davanti a lei: Gesù bambino (a destra) e San Giovannino che tiene in mano un cardellino, simbolo della Passione. Nel 1547 a causa del crollo del soffitto della casa della famiglia Nasi, il quadro fu ridotto in 17 pezzi. Il Vasari racconta: "Ritrovati i pezzi fra i calcinacci della rovina furono da Battista, figlio di Lorenzo, amorevolissimo dell'arte, fatti rimettere insieme in quel miglior modo che si potesse". Nei giorni scorsi é stato completato il restauro del dipinto (olio su tela) eseguito dall´Opificio delle pietre dure di Firenze, che ha riportato il quadro al suo antico splendore.

sabato 25 ottobre 2008

Ora solare


Domenica (26 ottobre) ritorna l´orario solare. Bisognerá ricordarsi di spostare indietro di un´ora le lancette dell´orologio dalle 3 del mattino alle 2, per la Finlandia dalle 4 alle 3. Chi non riuscisse a svegliarsi a quell´ora potrá tranquillamente farlo la sera prima o il mattino dopo. In questa seconda ipotesi peró, volendo sfruttare l´ora di sonno in piú a disposizione, bisognerá ricordarsi di posticipare la sveglia!
L´ora legale ritornerá in vigore il 29 marzo del 2009.

venerdì 24 ottobre 2008

Foreste in Europa.



L'Ue ha 177 milioni di ettari di foreste, pari al 42 per cento della sua superficie.

Dai dati statistici dell'Eurostat, resi noti nella settimana europea delle foreste (dal 20 al 24 ottobre), è la Svezia ad avere l'area più ampia fra i 27 paesi europei: 31 milioni di ettari di alberi, ovvero il 75 per cento della sua superficie statale.

Seguono la Spagna, con 28 milioni di ettari, la Finlandia con 23 e la Francia con 17. Al quinto posto, a pari merito, si piazzano la Germania e l'Italia entrambe con 11 milioni di ettari; il che per l´Italia equivale a un notevole 37 per cento dell'intero territorio.

Da soli questi sei paesi possono vantare oltre due terzi del totale delle foreste dell'Unione Europea.
Foto: paesaggi finlandesi

martedì 21 ottobre 2008

Antonio Vivaldi



Antonio Vivaldi nacque a Venezia il 4 marzo del 1678, era un venerdi funestato da un terremoto che colpí la laguna. Alla nascita presentava problemi di salute, forse asma bronchiale, tant´é che ricevette sul momento un battesimo provvisorio poiché si temeva il peggio. I suoi genitori, di cui fu il primogenito, erano Giovanni Battista Vivaldi, figlio di un sarto bresciano che si era trasferito nel 1666 a Venezia e Camilla Calicchio, figlia di un sarto di Pomarico, in provincia di Matera, che esercitava da qualche anno a Venezia. Si sposarono nel 1676 ed ebbero altri otto figli di cui due morti in tenera età, nessuno oltre ad Antonio intraprese la carriera di musicista. Il padre di Antonio Vivaldi inizió a lavorare come barbiere ma ben presto la sua passione per la musica ebbe il sopravvento ed accettó un contratto come violinista della Basilica di San Marco che all´epoca funzionava come Cappella privata del Doge. Antonio Vivaldi imparó a suonare il violino da suo padre, che fu sempre presente nella sua vita essendo morto 5 anni prima del figlio, dimostrando ben presto il suo notevole talento. Fu ammesso sin da piccolo a frequentare i musicisti della Basilica di San Marco e questo ebbe notevole influenza sul suo sviluppo. Antonio Vivaldi fu avviato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica e nel 1703 fu ordinato sacerdote. L´anno successivo ottenne la dispensa dal celebrare messa a causa dell´asma che lo tormentava sin dalla nascita. Per la sua capigliatura fu spesso denominato "Il prete rosso".


Nel settembre del 1703 fu assunto come maestro di violino dal Pio Ospedale della Pietà. Fondato nel 1346 era un istituto religioso dove trovano assistenza gli orfani, bambini di famiglie molto povere, bambini malati. Ai ragazzi veniva insegnato un mestiere e lasciavano l'istituto all'età di 15 anni, mentre alle ragazze veniva impartita un'educazione musicale e quelle dotate di maggior talento diventavano membri dell'ospedale. Antonio Vivaldi scrisse per loro numerosi concerti, cantate e lavori sacri. Charles de Brosses, un cronista appassionato di musica, scrisse: « La musica eccezionale è quella degli Ospedali dove le "putte" cantano come gli angeli e suonano il violino, l'organo, l'oboe, il violoncello, il fagotto; insomma non c'è strumento che le spaventi. » Lo stesso Rousseau lasció una testimonianza di ammirazione dopo aver assistito ad un concerto durante un viaggio a Venezia. Nonostante i suoi crescenti impegni, Vivaldi resterá sempre legato al Pio Ospedale della Pietá.


La fama di Vivaldi cresceva ed oltrepassava i confini veneziani ed italiani, fu assunto quale maestro di cappella da camera alla corte del principe Filippo di Assia-Darmstadt, governatore di Mantova, dove rimase per tre anni a cavallo del 1720. Successivamente fu a Milano ed a Roma invitato dal Papa Benedetto XIII. Questi furono gli anni in cui compose le "Quattro Stagioni" la sua opera piú famosa che fu una sorta di rivoluzione in campo musicale. La sua musica ebbe infatti un notevole influsso sullo stile di diversi compositori, tra questi il più noto fu Johann Sebastian Bach il quale trascrisse ben 9 concerti di Vivaldi adattandoli a strumenti diversi da quelli per i quali erano stati scritti. Nel 1728 Vivaldi incontró a Trieste l´imperatore Carlo VI a cui aveva dedicato un´opera intitolata "La cetra". L´Imperatore, ammiratore entusiasta della musica vivaldiana, scriverá in seguito di aver parlato di piú con Antonio Vivaldi durante l´incontro a Trieste che in due anni con i suoi ministri. Gli conferì il titolo di cavaliere, una medaglia d'oro e un invito a recarsi a Vienna, Vivaldi, da parte sua, regaló all'imperatore una copia del manoscritto de "La cetra". Purtroppo la musica di Vivaldi cominció a non avere piú successo a Venezia e nello Stato della Chiesa, addirittura il cardinale di Ferrara decise di proibire per pubblica immoralità l´esecuzione delle sue opere annullando la stagione giá programmata. Vivaldi si ricordó a quel punto dell´invito dell´imperatore e deluso dall´Italia si recó a Vienna dove arrivó nell´ottobre del 1740. Qui purtroppo le cose non migliorarono, Carlo VI morí poco dopo e scoppió la guerra di successione austriaca (1740-48) che costrinse l´erede al trono, Maria Teresa d´Austria, a rifugiarsi in Ungheria. In questa situazione, senza la protezione della casa d´Austria, Vivaldi restó senza lavoro e con pochi mezzi di sostentamento. Decise di non ritornare a Venezia ma di restare a Vienna. Morí la notte tra il 27 ed il 28 luglio del 1741. Il 28 luglio venne sepolto in una fossa comune. Anche la sua musica cadde nell´oblio fin quasi alla metá del XX secolo.

lunedì 20 ottobre 2008

Viterbo, la cittá dei Papi





Viterbo é una cittá della regione Lazio situata nella Tuscia di cui é capoluogo. Con una popolazione di poco piú di 60.000 abitanti, é divisa in due parti molto diverse tra di loro, il centro storico di origine medievale e la periferia di origine moderna.

La storia della cittá é legata sin dal XIII secolo a quella dei Papi. Fu per primo Papa Innocenzo III ad attribuire importanza alla cittá nel suo tentativo di costituire uno Stato della Chiesa. Nel 1207 Viterbo diventó sede del Parlamento degli Stati della Chiesa. Dopo un periodo turbolento, caratterizzato da lotte interne tra la famiglia dei Gatti (guelfi), legata al Papa, e quella dei Tignosi (ghibellini) legata all´Imperatore Federico II che si concluse con il fallito assedio alla cittá di quest´ultimo, Viterbo entrerá definitivamente nell´orbita papale. Il nome di Viterbo é legato ad un episodio che caratterizzerá per il futuro la vita della Chiesa. Siamo nel 1271, i cardinali da ben 3 anni dalla morte del Papa Clemente IV si riuniscono per eleggerne il successore. Il Popolo viterbese esasperato da questa situazione di indecisione, sotto il comando del Capitano del popolo Raniero Gatti, decide di chiudere a chiave (cum clave) i cardinali, nutrirli a pane ed acqua e scoperchiare il tetto della sala dove sono rinchiusi per lasciarli alle intemperie. Il nuovo Papa, Gregorio X, fu presto eletto. Questo episodio segna la nascita del conlcave che ancora oggi caratterizza l´elezione del nuovo Papa. A Viterbo si tennero ben 5 conclavi. Durante l´ultimo di questi, il popolo, su richiesta di Carlo DÁngió, irruppe nel conclave ed arrestó il cardinale Orsini. Dal conclave uscí eletto un francese, come auspicato da Carlo D´Angió, che prese il nome di Martino V. Il nuovo Papa, invece di essere grato al popolo viterbese, se ne andó dalla cittá con tutta la sua corte determinando la fine del periodo di splendore della Cittá. Da allora i Papi non sono piú tornati ad abitare a Viterbo.

Viterbo é una bellissima cittá il cui centro storico ospita numerosi ed importanti monumenti ed opere d´arte. Tra questi spicca il Palazzo dei Papi, costruito tra il 1255 ed il 1266, che fu residenza dei pontefici ed ospita la famosa sala del conclave. Poco fuori dalla cittá troviamo le rinomate Terme dei papi ed una necropoli etrusca.

martedì 14 ottobre 2008

Minoranze linguistiche: l'Occitano


L'Occitano 0 lingua d'oc o linguadoca è una lingua romanza parlata in una vasta regione che comprende il sud della Francia oltre ad alcune zone dell'Italia e della Spagna. La lingua d'Oc (il termine oc in occitano significa "si") ebbe il suo massimo splendore nel medioevo con l'affermarsi della cosiddetta lirica trobadorica (o dei trovatori) nata in Provenza nell'XI secolo. I Trovatori (termine che deriva da Guglielmo IX d'Aquitania, detto il Trovatore (1071-1127) a cui si attribuisce l'invenzione della lirica trobadorica), si diffusero in tutte le corti europei e furono dei pionieri nell'uso della lingua volgare nella poesia. La base della poesia trobadorica è l'ideale dell'amor cortese («fin amor» in occitano), il cui concetto base è la mezura, cioè la "misura", la distanza tra fuoco passionale e signorilità dei modi nel corteggiamento. La poesia trobadorica ebbe in Italia influenza sul nascente genere letterario del "Dolce stil novo". Fu Dante Alighieri ad usare il criterio di individuazione delle lingue in base alle particelle affermative, lingua d'oc per la lingua occitana, lingua d'oil (precursore del "oui" francese) per la lingua francese e lingua del si per quella italiana. L'uso dell'occitano conobbe nuovo impulso nel 1800 grazie al Felibrige, movimento poetico avignonese, che ebbe in Frédéric Mistral, premio Nobel per la letteratura nel 1904, uno dei suoi massimi rappresentanti.


Attualmente l'occitano è parlato da circa due milioni di persone distribuite tra Francia, Italia e la Val d'Aran in Catalogna (Spagna). La linguadoca in Italia è parlata in alcune zone del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. A questi si aggiungono i parlanti del comune di Guardia Piemontese in Calabria, nella provincia di Cosenza. La comunità calabrese si formò da un'antica comunità di valdesi che lì si rifugiarono a causa delle persecuzioni religiose.

L'occitano è riconosciuto come lingua minoritaria dallo Stato Italiano ed è tutelato dalle leggi regionali del Piemonte e della Calabria.


Oggi esistono diverse associazioni culturali, come l'associazione La Valaddo, che operano per la promozione della lingua e della cultura occitana. La compagnia di danza Tèto Aut da oltre vent'anni promuove la diffusione dei balli occitani, quali la courenta e il balèt. La massima manifestazione per la danza e la musica occitana è il Baìo, una festa profana per soli uomini che si tiene in Val Varaita (nel cuneese) ogni 5 anni e che prende il nome dalle Badie medievali, le congregazioni maschili deputate all'organizzazione delle manifestazioni. La varietà delle parlate occitane, rende impossibile l'individuazione di una lingua standard impedendone praticamente l'uso nell'amministrazione pubblica. Esistono casi di denominazione bilingue nella toponomastica locale.
Foto: Abiti da sposa di Guardia Piemontese (Cs)

domenica 12 ottobre 2008

Come spariscono i soldi!

Tre amiche vanno per un week end a Milano. Si recano in un Hotel e chiedono una stanza con tre letti. La stanza ha un costo di 300 euro per cui ognuna di loro paga 100 euro. Piú tardi arriva il Direttore dell´hotel che dice al ragazzo di aver fatto pagare troppo per la stanza il cui costo é di 250 euro. Quindi prende 5 banconote da 10 euro e le consegna al ragazzo dicendogli di andare nella camera delle 3 amiche per la restituzione di quanto pagato in piú. Il ragazzo prende i 50 euro ma restituisce alle 3 donne solo 30 euro, trattenendo per sé gli altri 20. Alla fine le 3 amiche hanno pagato 90 euro a testa per un totale di 270 euro, il ragazzo dell´hotel ha trattenuto per sé 20 euro per cui in totale si hanno 290 euro .... e gli altri 10 euro per arrivare a 300 che fine hanno fatto?

venerdì 10 ottobre 2008

Al finlandese Martti Ahtisaari il Premio Nobel 2008 per la Pace


Martti Ahtisaari è stato designato quale vincitore del Premio Nobel 2008 per la Pace.

Ahtisaari, nato a Viipuri (oggi città russa) il 23 giugno del 1937, è stato Presidente socialdemocratico della Finlandia dal 1994 al 2000. Esperto di cooperazione per lo sviluppo, nella sua lunga carriera è stato impegnato in varie missioni di carattere internazionale volte alla risoluzione di situazioni conflittuali ed all'affermazione della pace. Tra le sue missioni più importanti, la preparazione, per conto dell'ONU, dell'indipendenza della Namibia, allora governata dal Sudafrica, raggiunta nel 1990. Durante la sua presidenza, nel 1997 ospitò ad Helsinki il presidente americano Clinton e quello russo Ieltsin per discutere dell'allargamento della NATO ad est. Nel 1999, insieme all'ex -premier russo Viktor Černomyrdin, condusse a Belgrado le trattative che portarono alla fine della guerra nel Kossovo. In Patria guidò la politica estera finlandese verso l'adesione all' UE e fu fautore di una maggiore cooperazione nordica ed europea per la sicurezza, al di fuori della NATO.

Gli è stato assegnato il premio Nobel per la pace 2008 "per i suoi importanti sforzi, in diversi continenti e per più di tre decenni, per risolvere i conflitti internazionali".

Il Comitato per il Premio Nobel ha definito Ahtisaari "un mediatore internazionale di grande rilievo che ha mostrato quale ruolo la mediazione può giocare nella risoluzione dei conflitti internazionali".

"Naturalmente sono molto contento della decisione e molto grato", ha detto il diplomatico in un commento a caldo.

Alla domanda di quale sia stato il risultato piu' importante nella sua carriera, ha risposto "la Namibia, perchè ha richiesto cosi' tanto tempo".

mercoledì 8 ottobre 2008

Turku - Åbo - Aboa




Turku (Åbo- leggi Obu- in svedese, Aboa in latino) è situata nella regione sud-occidentale del Varsinais_Suomi alla foce del fiume Aurajoki. Con una popolazione di circa 176.000 abitanti è la quinta città più popolata della Finlandia. La sua area urbana, con circa 300.000 abitanti è la terza per popolazione dopo quella di Helsinki e di Tampere.

Tradizionalmente si fa risalire la fondazione della città all'anno 1229 anche se la prima citazione risale al 1154. Nel 1229 a Koroinen, vicino all'attuale centro della città, venne realizzato un insediamento cattolico e la città fu nominata sede vescovile. Nello stesso periodo vennero iniziati i lavori per la costruzione del castello e della chiesa. Nel 1640 venne fondata l'Università di Turku.

La città fu capitale della Finlandia fino al 1812. La Finlandia per circa sei secoli era stata unita alla Svezia sotto la corona svedese. I cittadini finlandesi godevano degli stessi diritti attribuiti agli svedesi. Nel 1807 Napoleone e lo zar Alessandro I si alleano contro l'Inghilterra mentre il re svedese rifiuta di partecipare all'alleanza franco-russa. Lo zar dichiara guerra alla Svezia che viene battuta ed a seguito del trattato di pace di Hamina, nel 1809, la Finlandia viene ceduta alla Russia. A seguito della conquista russa, la capitale venne spostata ad Helsinki. Nel 1827 Turku fu distrutta da un grande incendio e la sua ricostruzione iniziò l'anno successivo ad opera dell'architetto Carl Ludwig Engel. Turku fu sede della Regia accademia di Turku (in svedese Åbo Kungliga Akademi ) dal 1640 al 1827 quando a seguito dell'incendio che la distrusse, l'università fu trasferita ad Helsinki.

Nel 1918 vi fu fondata la Åbo Akademi (università in lingua svedese) e due anni più tardi l'università in lingua finlandese. Oggi Turku è sede anche del Politecnico e dell'Istituto Superiore di scienze economiche e commerciali che rappresentano delle eccellenze per tutta la Finlandia.
Turku è sede dell'Arcivescovado della Finlandia.

Tra gli edifici storici, rimangono la Cattedrale, risalente al XIV secolo, ed il Castello costruito su di un'isola (oggi unita alla terraferma), a guardia della foce del fiume, che risale al XIII secolo.
All'interno del castello c'è il museo storico che ripercorre le varie tappe che si sono succedute a partire dalla fondazione della città e del castello.
La città ospita altri musei e luoghi interessanti da visitare.




martedì 7 ottobre 2008

«È gay», licenziata dal giornale. Choc nella Finlandia delle parità.


Il caso a Rovaniemi, paese di Babbo Natale
«È gay», licenziata dal giornale. Choc nella Finlandia delle parità
Proteste in piazza. La presidente della Repubblica: «Sono attonita per questa vicenda»


Sarà che quella, la bianca Rovaniemi, è per tradizione la città di Babbo Natale, con tanto di renne, deposito-regali e ufficio postale a cui spediscono le loro lettere i bambini d'Europa, una città conosciuta in tutto il mondo. O sarà, molto più probabilmente, per il fatto che certi temi sono più «sensibili» di altri, ancora oggi e perfino in Paesi così aperti come la Finlandia. Sia come sia, è guerra di parole e di principi a Rovaniemi, 35mila abitanti, capoluogo della Lapponia finnica, 10 chilometri a Sud del Circolo polare artico: il giornale locale ha licenziato la sua direttrice gay, i giornalisti sono scesi in strada minacciando lo sciopero, e la guerra è ben presto arrivata in tribunale, in Parlamento, nelle sale del governo, perfino nello studio della presidentessa della Repubblica, Tarja Halonen. Che, da ex-capo del Comitato per l'uguaglianza sessuale, si dichiara «attonita» per il licenziamento.

Il giornale di Rovaniemi è un quotidiano, si chiama Lapin Kansa. La direttrice spedita a casa si chiama invece Johanna Korhosen, e non ha avuto neppure il tempo di sedersi sulla poltrona del comando. Doveva sostituire il direttore pensionando, a dicembre, e si è trovata fuori dalla porta lei. Motivazione formale: è stata insincera durante il colloquio di assunzione, non ha detto tutto di sé, e certe cose si sono scoperte solo dopo. Motivazione reale, secondo i giornalisti scesi in agitazione: quel «tutto» non detto era l'orientamento sessuale di Johanna, che ama una donna e convive con lei. Anzi: è «apertamente lesbica», come ha spiegato in un'intervista alla radio Yle il direttore attuale Heikki Tuomi- Nikula, e «sarebbe una cosa davvero particolare se una lesbica dichiarata dirigesse il nostro Lapin: il direttore rappresenta tutta l'azienda e tutta la regione, non solo il giornale... E poi, se una persona è omosessuale, tutto ciò che scrive può essere visto nella cornice della sua vita personale. Se fossi un editore, ci penserei due volte ad assumerla».

Tuomi- Nikula dice ora che il 90% dei lettori è d'accordo con lui, «in fondo ho detto ben forte quello che molti pensano, anche in disaccordo con la legge». Ma riconosce pure che ha fatto uno «sventurato errore» diplomatico, che forse «io non posso parlare per tutta la Lapponia». Morale: se ne va in aspettativa, poi si vedrà. Ma i giornalisti chiedono invece il licenziamento in tronco suo e del capo del personale, cioè una vittoria di principio. Circola anche un'altra versione dei fatti, quella aziendale: a Johanna, nel colloquio di assunzione, era stato chiesto di dichiarare se fra i suoi familiari stretti vi fosse qualcuno impegnato in politica, e lei aveva detto di no; mentre la sua convivente è consigliere in un municipio della regione. E questo, non l'essere gay, sarebbe contrario alle regole deontologiche dell'azienda.

Approdata al Parlamento nazionale e nelle stanze del governo, la polemica ha letteralmente spiegato le ali. I deputati hanno chiesto e ottenuto un «question time», una discussione in aula, sull'uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini. In molti, a cominciare da un paio di ministri, hanno ribadito che un licenziamento motivato dall'orientamento sessuale del dipendente non può essere giustificato; e sono state richiamate anche le norme della Ue. Qualche buontempone ha già detto che, a dirigere il Lapin, si potrebbe chiamare Babbo Natale. Di cui se non altro sono ignoti i gusti, e gli orientamenti in ogni campo.


Fonte: Corriere della Sera

sabato 4 ottobre 2008

San Francesco d'Assisi Patrono d'Italia





Oggi 4 ottobre in Italia si festeggia San Francesco d'Assisi.


San Francesco d'Assisi nacque ad Assisi nel 1182 ca. e morì nel 1226. Giovanni Francesco Bernardone, figlio di un ricco mercante di stoffe, istruito in latino, in francese, e nella lingua e letteratura provenzale, condusse da giovane una vita spensierata e mondana; partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, e venne tenuto prigioniero per più di un anno, durante il quale patì per una grave malattia che lo avrebbe indotto a mutare radicalmente lo stile di vita: tornato ad Assisi nel 1205, Francesco si dedicò infatti a opere di carità tra i lebbrosi e cominciò a impegnarsi nel restauro di edifici di culto in rovina, dopo aver avuto una visione di san Damiano d'Assisi che gli ordinava di restaurare la chiesa a lui dedicata.Il padre di Francesco, adirato per i mutamenti nella personalità del figlio e per le sue cospicue offerte, lo diseredò; Francesco si spogliò allora dei suoi ricchi abiti dinanzi al vescovo di Assisi, eletto da Francesco arbitro della loro controversia. Dedicò i tre anni seguenti alla cura dei poveri e dei lebbrosi nei boschi del monte Subasio. Nella cappella di Santa Maria degli Angeli, nel 1208, un giorno, durante la Messa, ricevette l'invito a uscire nel mondo e, secondo il testo del Vangelo di Matteo (10:5-14), a privarsi di tutto per fare del bene ovunque.
Tornato ad Assisi l'anno stesso, Francesco iniziò la sua predicazione, raggruppando intorno a sé dodici seguaci che divennero i primi confratelli del suo ordine (poi denominato primo ordine) ed elessero Francesco loro superiore, scegliendo la loro prima sede nella chiesetta della Porziuncola. Nel 1210 l'ordine venne riconosciuto da papa Innocenzo III; nel 1212 anche Chiara d'Assisi prese l'abito monastico, istituendo il secondo ordine francescano, detto delle clarisse. Intorno al 1212, dopo aver predicato in varie regioni italiane, Francesco partì per la Terra Santa, ma un naufragio lo costrinse a tornare, e altri problemi gli impedirono di diffondere la sua opera missionaria in Spagna, dove intendeva fare proseliti tra i mori.Nel 1219 si recò in Egitto, dove predicò davanti al sultano, senza però riuscire a convertirlo, poi si recò in Terra Santa, rimanendovi fino al 1220; al suo ritorno, trovò dissenso tra i frati e si dimise dall'incarico di superiore, dedicandosi a quello che sarebbe stato il terzo ordine dei francescani, i terziari. Ritiratosi sul monte della Verna nel settembre 1224, dopo 40 giorni di digiuno e sofferenza affrontati con gioia, ricevette le stigmate, i segni della crocifissione, sul cui aspetto, tuttavia, le fonti non concordano. Francesco venne portato ad Assisi, dove rimase per anni segnato dalla sofferenza fisica e da una cecità quasi totale, che non indebolì tuttavia quell'amore per Dio e per la creazione espresso nel Cantico di frate Sole, probabilmente composto ad Assisi nel 1225; in esso il Sole e la natura sono lodati come fratelli e sorelle, ed è contenuto l'episodio in cui il santo predica agli uccelli. Francesco, che è patrono d'Italia, venne canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX. Viene sovente rappresentato nell'iconografia tradizionale nell'atto di predicare agli animali o con le stigmate.


Il Cantico di Frate Sole

Altissimo, onnipotente,bon Signore, tue so le laude,la gloria e l'onoree omne benedizione,A te solo, Altissimo, se confanonullo omo è digno te mentovareLaudato sie, mi Signore,cun tutte le tue creature,spezialmente messerlo frate Sole,lo quale è iorno,e allumini noi per luiEd ello è bello e radiantecun grande splendore:de te, Altissimo, porta significazione.Laudato si, mi Signore,per sora Luna, le Stelle:in cielo l'hai formate clarite e preziose e belleLaudato si, mi Signore,per frate Vento, e per Aere e Nubiloe Sereno e onne tempo,per lo quale a le tue creaturedal sustentamentoLaudato si, mi Signore,per sor Aqua la quale è molto utilee umile e preziosa e castaLaudato si, mi Signore,per frate Foco, per lo qualeenn'allumini la nocte:ed ello è bello e iocondoe robustoso e forte.Laudato si, mi Signore,per sora nostra madre Terra,la quale ne sostenta e governa,e produce diversi fructicon coloriti flori ed erba Laudato si, mi Signore,per quelli che perdonanoper lo tuo amoree sostengoinfirmitate e tribulazione. Beati quelli che 'l sosterrannoin pace, ca da te, Altissimo,sirano incoronati.Laudato si, mi Signore,per sora nostra Morte corporale,la quale nullo omo viventepo' scampare Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali! Beati quelli che troveràne le tue sanctissime voluntati,ca la morte seconda no li farrà maleLaudate e benedicite mi Signore,e rengraziate e servitelicun grande umiltate.
Foto dall'alto in basso:
Ritratto di S. Francesco ad opera di Cimabue - San Francesco rinuncia alle sue vesti opera di Giotto - La tonaca indossata da S. Francesco - Tomba di San Francesco ad Assisi.

venerdì 3 ottobre 2008

Gli inglesi ringraziano gli antichi romani«Senza di loro parleremmo gallese»


Il Times dopo la scoperta del punto in cui sbarcarono i soldati di Claudio: «Gli italiani ci devono delle scuse? No»


LONDRA - Gli archeologi britannici hanno trovato il punto esatto in cui, nel 43 d.C., sbarcarono le antiche legioni romane di Claudio. «Il forte di Richborough, Kent meridionale, è sempre stato riconosciuto come la porta d'ingresso della Britannia romana - spiega Tony Wilmott, archeologo dell'English Heritage - ma la scoperta straordinaria è che, scavando nei pressi delle mura, abbiamo trovato l'antica linea di costa, ora sepolta dai detriti». Il forte, in pratica, abbracciava il porto stesso. «La fossa che abbiamo scavato - prosegue Wilmott a colloquio col Times - continuava a riempirsi d'acqua e camminando si poteva sentire l'antico fondale del porto costruito in pietra dura». Gli archeologi britannici hanno anche individuato le fondamenta dell'antico arco di trionfo eretto nell'80 d.C. per celebrare la fine della conquista della Britannia. Ma non solo. Gli scavi hanno portato alla luce vasellame, monete, frammenti di marmo italiano - probabilmente resti dell'arco di trionfo -, legni intarsiati e persino frammenti di pelle. E il forte di Richborough fu con ogni probabilità l'ultimo pezzo d'impero d'oltre Manica che videro i romani quando abbandonarono la provincia.

«Il popolo britannico va fiero di aver respinto l'Armada spagnola, le truppe di Napoleone e e quelle di Hitler», scrive il 'Times' in un editoriale dedicato alla scoperta, «ma quella di Claudio penetrò profondamente. E certo avvenne in violazione di tutte le leggi internazionali... Forse gli italiani ci devono delle anacronistiche scuse». «Ma se non fosse stato per romani - continua il 'Times' - avremmo tutti i capelli rossi e parleremmo gallese; berremmo birra invece che vino; probabilmente avremmo dovuto aspettare 16 secoli in più per avere l'acqua calda, i gabinetti a sifone e il riscaldamento e le nostre strade sarebbero rimaste per la maggior parte inglesi. Ovvero a zig zag. Senza contare che, se Roma avesse fallito, l'inglese oggi sarebbe una sorta di olandese al quadrato dove luglio si dice 'Hooy-Maand»'.

«A pensarci meglio - conclude ironicamente il quotidiano - 'Ave atque Vale', antichi romani. E lasciate perdere le scuse»

Fonte: Corriere della sera

Foto: moneta di Claudio celebrativa della conquista della Britannia

I colori dell'autunno ad Helsinki

















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Helsinki, Finland
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