BENVENUTI - TERVETULOA - VäLKOMMEN

BENVENUTI - TERVETULOA - VäLKOMMEN

venerdì 4 luglio 2008

Vita moderna in una grande città italiana.

Dalla Stampa di Torino:
Cresce il numero degli ex benestanti che si rivolge a magazzini e negozi di merce usata. E gli oggetti di scarto diventano importanti
LODOVICO POLETTO e ANDREA ROSSI
TORINO: Vivere con ciò che gli altri non vogliono più. Vivere risparmiando su tutto. Anche cibo e vestiti. Vivere un’esistenza «di recupero», fatta di oggetti di scarto. Merce che costa poco. E vale altrettanto. In tempi d’inflazione galoppante (4% su base annua) e stipendi da fame, anche gestire due stanze è diventato un lusso. Se il frigorifero fa le bizze è un dramma. Se la lavatrice va in tilt è un guaio che rischia di affamare la famiglia. Anche comprare a rate è un diventato problema, specie per chi già sfrutta la cessione di un quinto dello stipendio. E allora non resta che comprare usato: dalla caffettiera alle scarpe, dai mobili del salotto alla lavatrice. O cercare le pompe di benzina low-cost e i centri della grande distribuzione dove si vendono, a prezzi di realizzo, quei cibi che stanno per scadere. «La povertà è tra di noi: certi giorni, qui, passano anche cento persone» giura Valter Rossetto, titolare da cinque anni di un magazzino dell’usato, zona Santa Rita.
Arredi di recupero:
Josè Fernandez Lustres, invece, è un ragazzo spagnolo che dirige un magazzino in strada delle Cacce. Lo gestisce una comunità di ispirazione evangelica, nata in Spagna, che si chiama «Remar». Vagando nei loro capannoni si può arredare una casa da cima a fondo. «Recuperiamo di tutto da persone che devono sgomberare alloggi o disfarsi di qualche mobile. Poi lo rivendiamo». A Quanto? «Pochissimo. Fissiamo un prezzo di massima, ma siamo disposti a scendere, anche di parecchio. Perché qui vengono soltanto persone in difficoltà: stranieri, italiani che faticano ad arrivare a fine mese o giovani che cercano di mettere su casa». Prendere quel che serve, non badare troppo all’estetica consente di portarsi a casa una cucina con 250 euro. E con altrettanti, o anche meno, una camera da letto. Un divano vale 50 euro. Gli elettrodomestici - frigoriferi, lavatrici e lavastoviglie - viaggiano tra 60 e 120 euro. Un forno anche a 50. Roba vecchia? Sì, ma tutto funzionante.
Dai piatti ai giocattoli:
Cuore di Mirafiori. Via Gorizia. Zona Porta Palazzo. L’universo dei «negozi di seconda mano» prolifera tra sgabuzzini e capannoni. Oltre all’impalcatura di una casa - mobili ed elettrodomestici - si trova ogni tipo di accessorio. Lampadari, ad esempio. Walter Rossetto ne ha almeno una ventina. Li vende tra 40 e 80 euro. Nel capannone diviso per aree custodisce tutto quel che serve. Mancano le stoviglie? Nessun problema: bicchieri e tazze costano un euro l’uno, i piatti due, le pentole non più di otto. Macchina del caffè espresso a 15 euro, frullatore a 10, ferro da stiro a 6, televisore a colori a 30. Vende persino giocattoli, una manciata di euro per il sorriso di un bimbo. Rossetto allarga le braccia: «Nell’ultimo anno la situazione è precipitata». Infilarsi nel vortice dell’usato costa fatica, ma 20 euro hanno ancora il valore delle vecchie 40 mila lire. E se va bene si fa l’affare.
Gasolio low-cost:
Poi c’è la quotidianità fotografata dagli istituti di statistica: il pane alle stelle, la benzina che ogni giorno segna un nuovo record. Ieri, a Torino, verde e gasolio oscillavano tra 1,506 e 1,495 euro il litro. Ma al distributore di un ipermercato Carrefour, nella cintura di Torino, si riesce a risparmiare qualche centesimo: quattro, massimo sei il litro. Non è un caso. Su Internet spopolano liste di benzinai low cost. Le chiamano «pompe bianche»: distributori indipendenti svincolati dalle compagnie petrolifere. Hanno nomi come Libet, Nova Oil o Carrefour e applicano prezzi più bassi. Da Carrefour, ieri, il carburante costava 1,467 euro il litro. Su un pieno incide per poco più di due euro. Ma è quanto basta per mettersi in fila e fare il pieno. Giuseppe Oliveri sorride: «In un anno, con un rifornimento a settimana, risparmio fino a 150 euro». Giancarlo Roberto, appena sceso dal suo scooter è più realista: «È comodo e vantaggioso, ma soltanto perché abito qui dietro».
Cibo di scarto:
Una volta i supermercati - catene di piccole o medie dimensioni - gettavano la merce due giorni prima della scadenza. Ora la vendono. In stock, o a prezzi di realizzo. Costa quasi tutto un euro, solo che le confezioni sono formato famiglia. Altri hanno stipulato accordi con il Banco alimentare, o la Caritas. Cedono gratuitamente i cibi prossimi alla scadenza. Meglio distribuirli che buttarli in discarica.
Griffe a cinque euro:
Ultima tappa al mercato di Porta Palazzo. Un banco sfoggia più annunci che merci. «Un euro». Si vendono abiti di ogni genere. «É roba usata o fondi di magazzino. Tutto a un euro. Altrimenti nessuno compra», racconta la titolare. Mancano solo le scarpe. Le trovi nei magazzini. Usate ma in buone condizioni. A volte pure griffate. Costano da uno a tre euro il paio.

Nessun commento:

Post più popolari

Helsinki, Finland
Questo blog vuole essere un piccolo contributo alla conoscenza dell'Italia e degli italiani e vuole anche contribuire a far conoscere ai lettori italiani qualche aspetto di questa meravigliosa terra che é la Finlandia. Il blog non ha alcun fine di lucro e non è responsabile dei links ad esso collegati. Per informazioni scrivere a: italianiinfinlandia@gmail.com