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martedì 24 marzo 2009

Isabella Morra


Nata a Favale, l'odierna Valsinni, nel 1516 circa, morì nell'inverno tra il 1545 e il 1546. Fu uccisa dai fratelli per una presunta storia d'amore con Diego Sandoval De Castro, poeta di origine spagnola, barone di Bollita (l'odierna Nova Siri). Petrarchista, Isabella Morra ha lasciato uno struggente canzoniere, fatto di dodici sonetti e tre canzoni, che, pubblicato per la prima volta nel 1559, ne fa la più grande poetessa d'amore del Rinascimento italiano per originalità e schiettezza del sentire.
Dopo un lungo silenzio, protrattosi dal 1559 fino all'Ottocento, fu riscoperta da Angelo De Gubernatis nel 1901, con una conferenza tenuta nel Circolo Filologico di Bologna, poi pubblicata nel 1907. Ma doveva toccare a Benedetto Croce occuparsene approfonditamente in un lungo saggio, che fu preparato da un viaggio-pellegrinaggio fino a Valsinni, tra il 23 e il 25 novembre 1928, nella speranza di trovar tracce della di lei vita e opera. Non fu trovato nulla, tranne l'aura entro cui si svolse una poesia, che, nata dall'isolamento geografico, diventava il canto della solitudine, secondo immagini e ritmi e sospiri che sarebbero stati, poi, di Giacomo Leopardi. Anche Isabella Morra, infatti, sognò la fuga e la libertà dal suo "denigrato sito", ove era costretta a "menar" la sua vita e che considerava "sola cagion del suo tormento". E anche per lei l'unica forma di evasione fu la poesia, intesa come canto.
Vagheggiando il mondo delle corti, la giovane poetessa pensava a Parigi, ove viveva suo padre, esule dal 1528 per aver parteggiato con i Francesi contro gli Spagnoli vincitori. Sola nel suo lontano castello, e in balia dei fratelli rozzi e selvatici, ella sospirava il ritorno del padre; bisognosa d'amore, forse dopo una grave malattia che la portò in prossimità della morte, trovò la quiete nella fede religiosa, di cui sono testimonianza la canzone a Cristo e la canzone alla Vergine; ma fu ripresa da un nuovo ardente desiderio di affetto e libertà al comparir di Diego Sandoval De Castro, marito dell'amica Antonia Caracciolo, applaudito nelle corti d'Italia, amico dell'imperatore Carlo V e dei potenti, ma nemico della famiglia Morra, filofrancese.
I fratelli di Isabella, per motivi d'onore, ma anche per motivi politici, non accettarono nemmeno il sospetto che fra la sorella e il nemico spagnolo, sposato e con figli, potesse correre una simpatia, che forse era solo letteraria. Né si potevano ignorare le voci che correvano tra la gente di Valsinni. Sotto i loro pugnali e archibugi, perciò, nell'ordine, caddero il pedagogo di famiglia, protettore di Isabella e presunto mezzano d'amore, la stessa Isabella e, l'anno successivo, Diego Sandoval De Castro. Per gli assassini, quindi, ci fu l'ospitalità francese, presso il re Francesco I e presso il padre, che dalla Francia non era mai rientrato e che nulla fece per evitare la terribile vendetta.
Fonte: APT Basilicata

D'un alto monte onde si scorge il mare

D'un alto monte onde si scorge il mare
miro sovente io, tua figlia Isabella,
s'alcun legno spalmato in quello appare,
che di te, padre, a me doni novella.
Ma la mia adversa e dispietata stella
non vuol ch'alcun conforto possa entrare
nel tristo cor, ma, di pietà rubella,
ha salda speme in piano fa mutare;
ch'io non veggo nel mar remo nè vela
(così deserto è l'infelice lito)
che l'onde fenda o che la gonfi il vento.
Contra Fortuna allor spargo querela,
ed ho in odio il denigrato sito,
come sola cagion del mio tormento
Foto: Il castello di Isabella Morra a Valsinni

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