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mercoledì 28 gennaio 2009

La "Parlesia"


A Napoli esiste un gergo chiamato parlesia usato dai teatranti e in particolare dai musicisti per poter comunicare tra di loro senza essere compresi in un ambiente che anticamente era spesso ostile e fortemente precario. Oggi imparare la parlesia è un rito di iniziazione per chi intraprende la carriera artistica nella realtà partenopea. Nella parlesia lo stupido è definito 'o bacono', una bella donna 'a jammosa', le tette 'e tennose', quelle più abbondanti 'e to che toche''. Verbi fondamentali della parlesia sono due : "appunire" e "spunire", usati rispettivamente per evidenziare gli aspetti positivi e negativi della vita. Esempi: "Appunisci Totò?", «Ti piace Totò?»; "Me s'è spunita 'a jola", «Mi è affondata la barca». Scopo principale della parlesia è quello di non farsi capire dai non addetti ai lavori. Supponiamo, ad esempio, che due musicisti stiano parlando tra loro e che si avvicini una terza persona alla quale non vogliono far sapere nulla di quanto guadagnano. In questo caso il primo dirà al secondo 'chiste accamoffa', ovvero «questo ci ascolta», per poi aggiungere 'a pila è loffia', ovvero «la paga è bassa».

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